Coordinate evento: +/-1.0E+00
Apertura
Mi svegliai con il cuore pesante, come se la mia anima portasse le fatiche di un’eternità di sofferenze. 😔 Lentamente, aprii gli occhi e la mia attenzione fu catturata dal gioco di luci e ombre che danzavano sul soffitto della stanza, riflesse dalle acque del porto. Le pareti erano inclinate, di legno levigato, ricordando quelle delle tipiche case a schiera che avevo visto innumerevoli volte sui colli circostanti. Dal mio angolo, potevo quasi udire l’eco delle campane della chiesa in legno, uno dei pochi esemplari stave rimasti. L’unica finestra della stanza era piccola, con una grata di ferro che lasciava intravedere solo un pezzetto di cielo e un lampo di luce mi fece capire che fuori stava iniziando a piovere 🌧️, fenomeno abituale di questa città. Era un suono familiare, la pioggia, che mi riportava con la mente alla festa che si celebrava ogni anno in quella notte di giugno. Ricordo il suono dei tamburi che riecheggiavano tra le vie strette e acciottolate, i balli intorno ai falò e la musica che riempiva l’aria. Dai vicoli arrivava il profumo del pesce fresco di mercati sempre affollati nel cuore del centro, tra le case colorate che si riflettono sulle acque delle sette montagne circostanti.
Allungai il braccio sul comodino e presi in mano un foglio lì presente dalla sera precedente. 📜 Non era trascorso molto tempo da quando furono scritte quelle parole che scrutavo davanti ai miei occhi, eppure sembrava che fosse passata un’eternità. La mia mente era turbata da questi pensieri e dal peso del #passato che mi sembrava di dover portare sempre con me. In quel momento, una frase antica mi venne in mente, “Ut diligatis invicem”, ma non tanto per il suo significato, quanto per chi la scrisse e la coincidenza con quella sera e quel luogo.
Mi alzai dal letto e mi affacciai alla finestra. La pioggia cadeva sempre più copiosa, ma al di là delle gocce d’acqua, sentivo una forza che mi chiamava, un richiamo che non potevo ignorare. Era il richiamo di una storia che mi apparteneva, che mi ricordava da dove venivo, chi ero veramente e quale fosse la mia #missione.
Evento up (+1.0E+00)
«Scrivere è terapeutico. Scrivere porta i pensieri che frullano nella testa di un uomo a tramutarsi in #azione, in qualcosa di concreto. Scrivere aiuta a soddisfare quei bisogni dell’uomo che stanno nella parte più in alto della piramide, che vanno dall’autostima all’autorealizzazione. 💪 Scrivere aiuta a cristallizzare i pensieri, ad esplicitarli secondo un filo logico, a metterli in ordine e poterli vedere dall’esterno. E #scrivere, talvolta, aiuta a tirare fuori qualcosa che hai dentro e lì dentro ti fa male, perché i mattoni che ci portiamo appresso, alla lunga pesano e in alcuni casi è proprio la penna che può aiutare a scaricarli.»
△«Ma le hai scritte tu queste cose?» mi interruppe.
Non risposi e continuai a leggere: «Scrivere è anche #responsabilità. Perché il consolidamento di pensieri e di racconti, che possono riguardare noi stessi o altri, è qualcosa di cui consapevolmente dobbiamo essere pronti a sostenere, a rispondere di essi. La vita è ricca di sfaccettature poco piacevoli o, talvolta, poco dignitose. Alcune di queste non andrebbero mai scritte, di altre non bisognerebbe mai parlarne e di certe sarebbe meglio non averle mai neanche pensate. 🤐 Ecco che la #verità, anche la nostra verità, non può essere mai totale, né totalmente esplicita. Se ha cento ragioni chi diceva che “ci sono solo due modi di raccontare la verità completa: in forma anonima e postuma” (Thomas Sowell), è altrettanto vero che “l’unico modo per sparire è apparire, nascondendo la nostra vera identità all’interno di una vita apparentemente ordinaria” (Samantha Groves): ecco che un racconto ricco di verità, lo può essere solo se contornato di favole, di iperboli e di omissioni. Solo così si può compiere quell’atto rivoluzionario di cui Orwell parlava e di cui la nostra #società ha tanto bisogno.»
△«Guarda che la so già la risposta, anche se mi ignori» insisteva col suo tono di voce che tradiva sempre il suo non essere naturale per via di quell’eccesso di perfezione.
Non alzai neanche lo sguardo. Proseguii: «Scrivere questo romanzo, per me, è un atto di generosità, è l’ultimo lascito che voglio realizzare dapprima per i miei #figli e per me stesso, e poi per chi avrà audacia e passione per dedicarsi a questa lettura e, perché no, magari trarne qualcosa di positivo per sé» e mi soffermai a sospirare, quasi speranzoso di essere interrotto, come se il mio subconscio volesse che qualcuno o qualcosa mi impedisse di continuare. 😔
E infatti ancora una volta sentii quella voce dire: △«Potresti fermarti qua, l’ultima parte non credo sia adeguata in questo momento».
Ma non mi fermai. Come un oggetto inanimato in balia di una corrente, seguii il flusso che era iniziato molto prima e lessi con un tono di voce più titubante: «Scrivere questo diario, per me, è una raccolta di pensieri che ho avuto in mente per poco o per tanto tempo, con più o meno intensità, ma di cui vorrei lasciare una traccia per i posteri, una raccolta di fatti successi e non successi, cose dette e non dette. Scrivere questo testamento è l’elaborazione di temi di perdono e gratitudine sviluppati anche in preghiera, in meditazione, con lettere ad una persona o confidenze con qualcuno; ed è l’elaborazione di intuizioni, idee, progetti, ipotesi, sogni, fantasie e commenti relativi a qualcosa o a qualcuno. Ma per fare tutto questo ho bisogno di un aiuto, di un supporto. Per fare tutto questo ho bisogno di una guida che celi la verità tra le righe e faccia di questo lascito un frutto che ciascuno potrà spremere quanto desidera.»
△«Adesso che sei arrivato fino a questo punto, ti senti soddisfatto? Ti senti realizzato? Mai che dai retta ai consigli quanto ti si dice di fermarti…»
«Ma è qui che introdussi te» 👋 esclamai quasi con orgoglio.
△«Si ma era il 2015, avevamo altro per la mente, ricordi?»
Sembrava quasi che non mi conoscesse! «2015? Non 2018? Io non ricordo proprio nulla. Sei tu il cervellone!»
Evitò facili ironie sulle differenti prestazioni delle nostre memorie e proseguì. △«2015 fu l’inizio. E io ricordo come continua quindi, magari, almeno questo, ce lo risparmiamo per il momento.»
«Ma no, dai, era il capitolo “Mi presento” quando tu debuttavi dicendo “Ciao, sono Emmanuel e sono una #AI. Qualcuno mi conosce già…”»
△«Fermati!» esclamò Emmanuel, passando ad un tono più impositivo. △«Ci sarà un momento anche per quel passaggio, ma non ora. Perché non mi parli piuttosto di questa tua passione per la scrittura?»
«Cosa vuoi che ti dica?» cominciai con aria più sottomessa, dando (finalmente) retta ai suoi consigli. «All’inizio di questa introduzione ho detto tutto quello che penso della #scrittura. Io la passione ce l’ho da sempre. 💖 Ho sempre scritto tante email di lavoro, anche troppe. Ho scritto dei libri, ho scritto articoli su giornali, sui miei siti e sui social media. Scrivevo articoli fin dai tempi dell’infanzia, fin da quando andavo da mia zia per usare il suo computer e salvare i miei scritti sul floppy disk. Perché lo facevo? Perché…»
△«Fermati!» mi interruppe nuovamente. △«Io ti conosco, so che se continui su questa linea poi cominci una parte della storia che non vuoi dire. Non ora, non qui». Prese una pausa è poi mi ricordò: △«Tu scrivi per i posteri, non per i contemporanei».
Mi conosceva. Sapeva che non parlavo mai di certe cose. E non lo avrei fatto neppure ora. Attendevo solo una scusa per essere interrotto e lasciare pensieri e ricordi dentro il frullatore della mia mente. Avrei voluto replicare in qualche modo ma non riuscii ad aprire bocca. Dovevo fermarmi lì. C’è un tempo per ogni cosa. Ci sarebbe stato un tempo per scrivere anche quella #verità.
Mutamento
Un istante. Lo senti? Tutto scompare. Fermo immobile, gli occhi si chiudono, la mente si svuota e si concentra su un puntino luminoso che pian piano si allontana, fino a non vedersi più. Anche il respiro si ferma, tutto è sparito. Sei solo tu e il tuo essere interiore. Lo senti? Pura essenza. Un instante.
Evento down (-1.0E+00)
Tornai a scrivere nel 2023 quando capii che attendere di esalare l’ultimo respiro per pubblicare un lascito artistico sarebbe stato troppo tardi. Le cose cambiano col tempo e mi accorsi guardando negli occhi i miei #figli che non potevo più lasciare che il mondo proseguisse intorno a me senza questo mio contributo, sentivo questo senso di responsabilità, verso loro e verso gli altri. E’ vero, la storia ci dimostra che portare avanti qualcosa di estraneo al pensiero dominante, ha spesso portato al rogo, alla gogna, alla ghettizzazione, ma è un rischio che dovevo correre: il #progresso, presto o tardi, in un modo o nell’altro, vince sempre sul conservatorismo, pur pagando le conquiste a caro prezzo. 💪
«Cosa pensi, Gordon, feci bene o fu una mossa troppo azzardata quella del 2023?»
□«Henry Ward Beecher nel suo libro Plymouth Pulpit diceva che 🗽“La libertà è il diritto dell’anima di respirare, e se essa non può farlo le leggi sono cinte troppo strette. Senza #libertà l’uomo è una sincope. Ci sono moltitudini di persone la cui idea di libertà è il diritto di fare ciò che piace, invece del diritto di fare ciò che è lecito e migliore” e chiudeva chiosando che “non c’è libertà per gli uomini quando l’ignoranza predomina sulla conoscenza”. Penso di averti risposto, no?»
«Si, il problema probabilmente nacque da qui. Vissi a lungo in un Paese difensore del diritto dell’uomo a manifestare liberamente il proprio pensiero con ogni mezzo fino ad arrivare al punto che chiunque ottenne di poter dire qualsiasi cosa, senza un minimo di visione, personale o collettiva, degli effetti della propria azione. E fu pure vincente: spesso furono proprio i contenuti di minor valore, quelli che come si suol dire “toccano la pancia della gente” che ebbero più seguito. Ma con quali #risultati sull’evoluzione degli individui e della collettività? Lo scopo diventò l’audience e il profitto fini a se stessi, prima e a prescindere dal contenuto. Causa e conseguenza si rovesciarono e quando il trash va di moda, viva il trash! 🤮 Ci siamo mai interrogati sulla responsabilità che abbiamo nei confronti di chi ci legge e di fronte alle generazioni future? Proviamo mai un senso di vergogna? Penso che l’uomo abbia sì diritto di esprimersi perché libero ma non è libero se è ignorante, se diventa schiavo della banalità, del qualunquismo, della conformazione alle pance delle masse. Non eravamo più poveri perché affamati o perché analfabeti, non ci mancava una casa e non ci mancava l’accesso alla cultura, ma le nostre vite divennero più povere perché a mancarci fu il pensiero, fu la #visione, fu l’obiettivo nobile».
Gordon aprì un libro giallo, molto logoro e ricco di sottolineature. 📖 Vidi che lo sfogliava in maniera convulsa e si fermò all’inizio di un nuovo capitolo quando iniziò a leggere: □«Preferisco la pazzia di Don Chisciotte all’equilibrio mentale della maggior parte degli uomini» e sospese la sua lettura, girò pagina, mosse freneticamente il dito come a cercare il suo “aggancio” successivo e poi riprese □«La vita è troppo noiosa per coloro che sono troppo timidi, troppo privi di immaginazione, troppo normali per apportarvi un senso di stile personale, di scopo individuale… Gli altri membri della famiglia e della comunità di Don Chisciotte rimasero estremamente sconvolti nell’apprendere che lui aveva scelto di credere in se stesso. Disprezzarono il suo desiderio di seguire il proprio sogno. Non associarono la nascita della follia del cavaliere alla monotonia mortale della sua vita in mezzo alla loro bigotteria» e si soffermò col dito su quest’ultima parola, prima di volgere lo sguardo in alto, chiudere il libro e iniziare a parlare dopo un sospiro. □«Penso spesso a questo passaggio. Come penso a quello che scriveva Dante quando passò dall’Antiinferno. Oppure Seneca, in quella Epistola a Lucilio di cui non ricordo il numero ma che finiva con “mortem suam antecesserunt”… ci penso spesso e ripeto a me stesso che preferisco la follia di don Chisciotte all’inerzia letale di quelli lì, senza infamia e senza lode, intrappolati nella loro bigotteria». 😒
«”Vive veramente chi è utile all’umanità” mi pare dicesse Seneca. Beh, sì, il suo pensiero verso l’inerzia e l’indifferenza, contrapposte ad una vita virtuosa, era molto simile a quello del Sommo Poeta. Questi fu preciso nel condannare gli ignavi ed è interessante il tuo accostamento all’eroe di Miguel de Cervantes, che combatte le ingiustizie e le convenzioni sociali, contrapponendo il #coraggio alla monotonia dei normali. E’ una bella riflessione sulla natura umana e sulla tendenza a persistere in comportamenti che non portano a risultati positivi. Quel libro di Sheldon B. Kopp che hai in mano è quello che penso?»
□«Non rispondo alle domande retoriche. Ma torno sulla necessità di prendere le distanze da quelli lì che, riesumando ed espandendo un concetto hegeliano, qualcuno definirebbe “polvere della Storia”. Questi individui sono solo granelle di polvere nel grande mucchio che l’universo stesso ha accumulato, sono solo atomi, individui effimeri che scompaiono come gocce nel mare» proseguì Gordon con un lieve accenno di collera e di disgusto. 🤬
«Ti conosco da anni e raramente ti ho visto prendere posizioni contro qualcuno e tradire delle emozioni negative. Che succede? Non disse proprio Dante “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”?» sentenziai saggiamente io, in una inversione dei nostri ruoli che non ricordo se e quando mai avvenne prima di ora.
Gordon si ricompose come se nulla fosse successo. E in effetti nulla di quello che era successo sarebbe stato degno di nota per chiunque altro, tranne che nel suo caso, per come era fatto lui. Il suo stile tornò immediatamente e, con una capacità che a nessun altro appartiene così precisamente, riportò il punto del discorso a prima della sua parentesi, come se in mezzo avesse solo dato visione di un contenuto nascosto del suo pensiero, salvo poi riportarlo immediatamente al suo stato naturale. □«Le #storie iniziano sempre prima di essere scritte, per riprendere le parole di Italo Calvino: “…come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d’ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure…”» e si interruppe. Non poteva essere un’amnesia, non è da lui. Infatti mi bastò attendere con aria incuriosita ed egli riprese senza che io dovetti incalzarlo. □«”Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo di separare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto – per esempio, l’incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi – deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di ambienti fatti altre persone, e che dall’incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune”… Un intreccio continuo… un tessuto di ambienti… altre storie…» ripeteva alcune parti di ciò che aveva citato con la sua proverbiale memoria da elefante, come a voler sottolineare i concetti senza la necessità di aggiungere alcunché per spiegare.
Mi stava facendo capire che sapeva esattamente perché avevo ricominciato a scrivere. Quella posizione in antitesi agli ignavi ci accumunava ma non solo: aveva capito esattamente l’importanza dei contributi che mi portarono a quella decisione. E infatti riprese a parlare dopo un lungo silenzio, come se stesse per rispondere ad una nuova domanda: □«Nel suo famoso libro “Il codice dell’Anima”, James Hillman spiegò che “Se esiste nella nostra civiltà una fantasia radicata e incrollabile, è quella secondo la quale ciascuno di noi è figlio dei propri #genitori e il comportamento di nostra #madre e di nostro #padre è lo strumento primo del nostro destino” e, ricordando come il concetto di “valori della famiglia” sia conoscibile in espressioni comuni quali “cattiva madre” 💔 e “padre assente” 👻, arriva tuttavia a identificare da qualche parte un “folletto” che continua a sussurrare un’altra storia, cioè che “Tu sei diverso; non assomigli a nessuno della famiglia; tu non sei dei loro”. Spiega quindi come moltissimi fattori, oltre al padre e la madre, modellino la nostra vita: “I bambini sono profondamente influenzati da tutta una serie di persone che interagiscono con loro, dal cibo che mangiano, dalla musica che ascoltano, dalla televisione che guardano, dalle speranze che scorgono nel mondo degli adulti… Le persone possono entrare in contatto a livello intellettuale, a livello emotivo, attraverso l’accudimento quotidiano, attraverso il gioco, la musica e l’arte, attraverso la scuola e attraverso l’etere. La formazione dei nostri bambini è qualcosa che possiede molte e molte dimensioni”. Arriva in particolare a ricordare come “il mito della madre come elemento dominante nella vita di ciascuno di non cambia mai. Perché dietro ogni donna che partorisce, dietro ogni donna che accudisce un bambino, sta assisa la Grande Madre, a reggere quel sistema di credenze che ho chiamato superstizione parentale e che ci tiene vincolati a lei. La Grande Madre ci si mostra modellata dallo stile della nostra madre personale ed è tanto malefica quanto benefica. Ci soffoca, ci nutre, ci punisce, ci divora, ci dà incessantemente; è ossessiva, isterica, scontrosa, leale, indulgente…” e arriva quindi a ricordare come anche la madre abbia una propria vocazione, un proprio destino, ma non è il nostro: “Il genere biografico va pazzo per le madri”, ricorda, “adora raccontare di madri meravigliose o maligne come agenti del destino che stanno dietro uomini e donne eminenti”. Allora, la nostra necessità di emanciparci, di diventare #responsabili della nostra vita, passa proprio dall’uscire da questa zona di comfort che soffoca la nostra vera natura; smettere di sentirci vittime, delegando la responsabilità della nostra vita ai genitori o ad altri riferimenti sociali, ma agire per arricchire e migliorare la vita nostra e degli altri. 💪 Dentro di noi c’è l’essenza della nostra #esistenza e del nostro #destino che “ci stimola alla grandezza, alla potenza”. E quindi, in fondo, niente scuse: come disse Platone: “noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere”» chiosò in un finale pronunciato in maniera solenne.
Mi aveva detto tante cose ma soprattutto mi aveva detto che sapeva e capiva perfettamente. Ancor di più: che condivideva la mia #scelta. 🎯 Nella mia semplicità, cercai di riportargli quello che mi aveva trasmesso, ma con parole mie.
«Gordon, tu sai quanto sei stato una guida nella mia vita e la mia stima per te è infinita. Però…» e venni interrotto.
□«Però sai quanto disapprovi i “però”. Sono come i “ma”, come i “tuttavia”… Dici una bella cosa e poi “tutta…via”, tutta da buttare via, e lasci spazio a un messaggio opposto. Quello che hai detto prima perde di valore, resta il dopo. Però… prosegui!»
«Hai ragione. Quindi la mia stima per te è infinita e…» sottolineai ampiamente il cambio di congiunzione prima di proseguire: «…ho necessità di ricapitolare i messaggi che mi hai dato per capire se li ho colti tutti. Hai fatto molte citazioni collegate tra di loro ma il pensiero di fondo che mi hai trasmesso è stato un’approvazione della mia decisione. Sei partito a giustificare questa scelta ricordando come la #libertà sia essenziale per la vita dell’anima e non ci sia libertà senza #conoscenza. Infatti io ho sottolineato come l’individuo abbia il diritto di esprimersi liberamente, ma non è libero se diventa schiavo della banalità e della conformazione alle masse, causando una povertà di pensiero e visione nella società. Quindi il tuo pensiero si è fatto ancora più calzante: per mezzo del Don Chisciotte, hai espresso tutta la tua preferenza per la sua follia coraggiosa, portatrice di #risultati positivi, in antagonismo alla normalità degli ignavi, dei bigotti, della polvere della Storia. Smettendo di ragionar di loro, mi hai ricordato come le storie inizino ancor prima di essere scritte e sono un intreccio continuo di ambienti e vite umane che generano altre storie, ponendomi sia in riflessione su come tutto questo sia nato, sia sugli effetti che può avere su chi legge. Infine, quindi, hai ripreso un pensiero molto profondo di James Hillman, quando ricorda come la nostra vita sia influenzata da molti fattori e molte persone, quindi i padri assenti e le cattive madri non siano alibi, dobbiamo liberarci dalla #comfort-zone per diventare responsabili della nostra vita e del nostro destino, agendo per arricchire e migliorare la vita propria e degli altri». Respirai come si fa al termine di una performance, quando anche i tuoi ritmi automatici, che ti permettono di sopravvivere, vengono alterati. Quindi ripresi le parole solo per chiedergli: «Ho sintetizzato bene?» e lo guardai come un bimbo fa quando attende un voto dal proprio maestro. 🙇♂️
Gordon non si scompose minimamente: □«Ogni sintesi si porta dietro delle verità e ne tralascia delle altre. Per questo è sempre personale ed è sempre distorsiva. Certo è che di strada ne abbiamo fatta fino a qua e penso che tu abbia lasciato ai tuoi figli, alle persone che ami, ai tuoi amici e all’umanità intera, qualcosa su cui riflettere. Queste tue ultime parole aggiungono un significato al perché tutto partì ma non possono riportare tutto il contributo che hai dato durante il percorso. Quello sarà per chi ha avuto l’#audacia e la #passione di seguirlo e di camminare insieme a te. E anche questa scelta era parte delle loro libertà».
Non mi restò che il silenzio. Ormai non riuscivo più a muovermi. A stento le mie palpebre qualche volta tentavano invano d’aprirsi ancora. Il mio braccio fece un ultimo scatto involontario e la mano si aprì lasciando un biglietto. Mai lo vidi leggero svolazzare verso il suolo in quella danza imperfetta in balia dei movimenti d’aria. Tutto era sparito. Eppure, in quell’ultimo istante prima di spegnersi definitivamente, la mia mente ricordava alla perfezione cosa ci fosse scritto.
A te, creatura passata dalla mia vita per un lasso di tempo così breve e così lungo, caratterizzandoti per la tua presenza e per la tua assenza, lasciando una impronta così delicata e così intensa, talvolta così dolce e talvolta così amara. 😌
A te che mi hai amato in maniera unica e intensa. 💖
A te che sei stata la mia alleata, la mia guida e la mia fonte di ispirazione. 🌟
A te che sei stata il mio #scopo ultimo nella quale posi la mia fede.
Quest’opera è dedicata a te.
Perché la #vita è un sistema complesso e ogni dettaglio è importante. Fenomeni che la impattano massicciamente e per lungo tempo possono non avere effetti laddove altri che impalpabili e fugaci sembrano non essere neppure passati, la mutano nella sua essenza. Persone, eventi che hanno attraversato la mia #esistenza lasciando un segno e facendo sì che il mio domani non sarebbe mai stato uguale al giorno prima. 🌱 Non giudico il valore né l’intenzione perché hanno generato un cambiamento ed esso è sempre positivo laddove la stasi è la vera negatività. Se io oggi sono qui e ora così, è grazie a tutti questi. A chi ha generato il maggior e miglior cambiamento in particolare, quindi a te in particolare.
Quest’opera è dedicata a te.
Non chiedermi cos’è e cosa sarà perché non lo so.
So solo perché tutto è partito e so come tutto finirà.
So che il percorso è quello che mi permetterà di spiegare e di donare.
So che l’#innovazione, perché non trovo un termine migliore, è necessaria per chi vuole esistere, perché l’esistenza è mutazione, è adattamento ed evoluzione e la strada dell’innovazione ti consente di incidere maggiormente e, perché no, talvolta l’illusione di governarla.
So che voglio raccontarti qualcosa di innovazione 💡, voglio sedurti ad accendere quella luce di cambiamento dentro di te, voglio stimolarti a cercare e trovare le tue risposte affinché anche tu possa fare della tua esistenza il tuo capolavoro e contribuire con essa nel cambiamento di chi e cosa ti circonda.
So anche come lo farò, perché lo farò a modo mio. Non ho mai avuto necessità di seguire dei modelli standard anche perché di standard, nella mia vita, c’è sempre stato di ben poco. Ma ho sempre preso a riferimento ogni standard, perché anche nel non convenzionale, anche nel voler innovare in maniera dirompente, non si può prescindere dalla conoscenza e dall’esperienza accumulata. Sarebbe il caos, e la mia vita è troppo breve per affidare il risultato alla probabilità della casualità.
So che viviamo nel periodo di più alto sviluppo della tecnologia, alle porte di un’epoca in cui l’#AI e le biotecnologie rivoluzioneranno il nostro mondo, e ci arriviamo nel punto più basso di #valori e di #visione da parte dell’uomo, almeno in rapporto al potenziale a disposizione. L’uomo che per secoli si è contrapposto ad altri uomini in lotte di classe e conquiste di libertà, sembra essere inerme di fronte al dominio delle regole del mercato, della produzione, del denaro e della tecnica. L’imperativo pratico teorizzato da Kant per cui l’uomo deve essere trattato sempre come un fine e mai come un mezzo, viene a decadere, soppiantato da queste nuove entità astratte e asservito ad esse. Ma l’#essenza dell’uomo non è questa. La necessità che sosteneva Heidegger di riscoprire l’essere si collega al pensiero di Aristotele, perché la felicità non è data dalla ricchezza o dal potere, ma dalla realizzazione del proprio potenziale in armonia con la società. Così come il medioevo è stato superato dal Rinascimento (e poi dal Romanticismo e dall’Illuminismo), oggi abbiamo bisogno di una innovazione culturale che ci permetta di affrontare le sfide della tecnologia con #saggezza e umanità, incoraggiando il risveglio delle coscienze, concentrandosi sulla comprensione della realtà ed esaltando il valore dell’uomo. Serve un approccio pragmatico ma visionario per costruire un #futuro sostenibile che massimizzi il potenziale di ciascun individuo e dell’intera società. Non dobbiamo avere paura della rivoluzione digitale in atto, dobbiamo invece accompagnare questo cambiamento coadiuvandolo con umanismo per creare un mondo migliore per ciascuno e per tutti. 🚨 Siamo di fronte a una sfida epocale e dobbiamo agire subito per salvaguardare il nostro futuro. Dobbiamo abbracciare un’evoluzione culturale che ci permetta di affrontare le sfide del presente e del futuro con saggezza e umiltà, per costruire un futuro che sia all’altezza delle aspirazioni nostre e dei nostri #figli. 🌟
Chiusura
La lettera, ormai a terra, aveva un angolo bruciacchiato che riportava “…embre 2023”. Mentre in questi giorni, 89 anni fa, l’uomo viaggiava per la prima volta nello spazio, Gordon si apprestava a prendermi e portarmi in un altro #viaggio. Dalla finestra della stanza, la vista era impareggiabile: le acque calme del lago, in cui una punta verde, famosa per i suoi giardini terrazzati e una torre solitaria, divideva armoniosamente le due masse d’acqua. Più in basso, le classiche piazze e porticati vibravano di vita, un chiaro segno del ritmo quotidiano fatto di risate, chiacchiere e il profumo dei caffè appena preparati. In quella stanza bianca, su quel letto bianco, coperto da lenzuola bianche e reso ancora più triste da quei tubicini volanti, giacevo senza essermi accorto che egli aveva in mano uno di essi e, nell’altra mano, il coccio di uno specchio. 😱 Pochi istanti, affacciati sul lago più profondo di quel bel paese, e nessuno dei due sarebbe stato cosciente.
Riflessioni & Anticipazioni
Servirà a qualcosa capire per tempo quei numeri legati a quel versetto del nuovo testamento?